Se sei un lettore, che cosa ti attrae di più, nella vetrina di una libreria o su una vetrina on line? La risposta è banale: titolo e copertina di un libro. Quindi, non sto a farvi perdere tempo con spiegazioni più o meno psicologiche e di marketing su quello che attrae in un prodotto, e nel prodotto-libro nello specifico. Credo sia più interessante spiegare perché ho scelto la mia, di copertina. Bene, il viaggio è dei primi anni Duemila, in Senegal. Il traghetto partì dal porto di Dakar, e arrivò all’isola che protegge la baia in una ventina di minuti. Quella era l’isola del Mercato degli Schiavi per le Americhe, a partire dal Settecento. Ma non è di questo che voglio parlare. Dopo quella visita, commovente per chi prova pietà umana, nel ritorno verso Dakar mi concentrai sui passeggeri del traghetto. Vidi la ragazza accanto a una porta, che guardava il mare, e le gru del porto. Aveva quell’espressione un po’ triste, forse dovuta a questioni che nulla avevano a che fare con l’isola e il suo significato. Feci il corto circuito mentale più ovvio, associando tristezza e schiavitù, e scattai le foto. La ragazza, con i tratti africani di quell’area così evidenti, per me era una schiava, che si era salvata dalla prigionia e dalla deportazione perché un ufficiale francese se ne era innamorato, e ora tornava a Dakar per nascondersi.Il mio libro vuole suggerire empatia di viaggio, e mi è sembrato che quella cover fosse perfetta.
Ti sveglio io, domani – Coming soon
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